Tino Stefanoni (Lecco, 1937 – Lecco, 2017) è stato un artista italiano noto per il suo stile che coniuga elementi del concettualismo e del realismo magico. Dopo aver frequentato il Liceo Artistico Beato Angelico, proseguì gli studi alla Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. La sua carriera artistica decollò nel 1967 con la vittoria del Premio San Fedele, seguito dalla sua prima mostra personale nel 1968 alla Galleria Apollinaire di Milano, introdotta da un saggio di Pierre Restany 

Le opere di Stefanoni si concentrano su oggetti quotidiani — come matite, camicie, forbici — rappresentati con una semplicità disarmante, quasi come tavole di un abbecedario visivo o pagine di un manuale d'istruzioni dove le immagini sostituiscono le parole. Questa scelta riflette la sua ricerca di una "pittura della mente", in cui l'arte diventa un mezzo per esplorare la relazione tra l'uomo e il mondo degli oggetti, considerato l'unico segno tangibile della sua esistenza 

Nel corso della sua carriera, Stefanoni partecipò a importanti esposizioni, tra cui la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma, e le sue opere furono esposte in numerose gallerie e musei sia in Italia che all'estero. Negli anni '80, pur mantenendo il suo stile distintivo, si avvicinò al citazionismo, integrando nella sua pittura evocazioni e ricordi con un tocco di ironia e commozione. Le sue ultime opere, le "sinopie", si caratterizzano per l'uso di tavolozze bianche e una quasi totale assenza di colore, sottolineando ulteriormente il suo approccio concettuale all'arte 

Tino Stefanoni è scomparso nel 2017 nella sua città natale, lasciando un'eredità artistica che continua a influenzare e ispirare il panorama dell'arte contemporanea italiana